Dopo avervi presentato l’affascinante museo Lamborghini, continuiamo il nostro percorso alla scoperta di santuari motoristici. La terra è sempre lei, l’Emilia, dove tra Bologna, Modena e Mantova scorre benzina nelle vene degli abitanti ed è facile trovare qualche tesoro custodito nella più insospettabile delle stalle. Partiti da Firenze, percorriamo gli ultimi chilometri di strade sperse nella campagna che ci separano dalla azienda agricola Hombre, luogo in cui è situata la collezione di automobili Panini. Arrivati al cancello si procede lungo un bellissimo viale alberato che conduce a diversi fabbricati, adibiti alla produzione e vendita di Parmigiano Reggiano biologico. E’in uno degli ultimi fabbricati, contornato su un lato da una immensa fila di vecchi ed affascinanti trattori agricoli, che si trova la stupenda collezione, dominata da automobili Maserati.
Fortunatamente siamo accompagnati da Giovanni Panini, il quale, in modo gentilissimo, ci concede parte del suo prezioso tempo che stava dedicando all’azienda agricola, per raccontarci la storia, gli aneddoti e il perchè di questa bellissima raccolta di rari pezzi automobilistici. Iniziamo con il definire meglio questo luogo.
Da molti è erroneamente chiamato “museo”, di museo, come giustamente ci fa notare Giovanni Panini ha ben poco. Si, la maggior parte dei pezzi, soprattutto quelli di maggiore interesse sono Maserati; ciò può portare a definirlo “museo Maserati”, ma non è così, perchè come vedremo dentro sono conservate autovetture di vario genere ed anche motociclette. Non vi è quindi una tematica ben definita.
Inoltre va considerato che l’ingresso al pubbico è gratuito, chiunque entri nell’azienda Hombre per acquistare il formaggio prodotto, può tranquillamente passare a vedere le automobili. La definizione corretta è quindi quella di “collezione privata aperta al pubblico”. All’interno dell’azienda viene conservato con cura questo patrimonio culturare ed è offerta a tutti la possibilità di visitarlo.
Il tutto nasce dalla passione di Umberto Panini, padre di Giovanni, (noto più che altro per le famose figurine), per qualsiasi oggetto a motore. All’interno sono conservati tutti i mezzi che lo hanno sentimentalmente colpito durante la sua vita e che ha voluto fare suoi.
Tutti acquisti fatti con il cuore, legati a sensazioni e totalmente irrazionali. Manca solo un aereoplano. La storia di questo oggetto mancante è legata all’amicizia tra Umberto e Mario Righini. Di particolari collezioni nella zona ne esistono molte, la più nota ed anche la più affascinante, proprio per la possibilità offerta a pochi di visitarla, è la collezione di Mario Righini. Situata nel castello di Panzano raccoglie tesori di valore inestimabile.
Tra Righini e Panini vi è un grande legame di amicizia. Casualmente Mario Righini aveva un aereoplano nella sua collezione, un vecchio bimotore da ricognizione degli anni 50. Visto il legame tra i due era disposto a regalarlo ad Umberto, tutto questo a patto che si occupasse di trasoprtarlo da Borgo Panigale, luogo in cui all’epoca era collocato. L’idea sarebbe stata quella di smontare le ali e bloccare la via Emilia. Per la difficoltà del trasporto di fatto non è mai stato portato, per cui formalmente è l’unico pezzo che manca.
Dentro il “museo” si rimane subito colpiti dalla particolare architettura. Appena dico che è fatto in stile “stazione ferroviaria”, Giovanni Panini mi ferma subito, sottolineando che la somiglianza con una stazione è puramente casuale. Il modello che ha ispirato l’architettura interna è la Citè de l’automobile a Mulhouse, della quale Umberto era rimasto affascinato. Il caso volle che a metà degli anni 80 per realizzare l’edificio, secondo questo stile francese, vennero utilizzate delle colonne recuperate. In un piccolo paese della provincia di Forlì che si chiama Gambettola, erano stati raccolti, subito dopo la guerra, tutti i suppellettili di epoca fascista.
Per caso Umberto passando con il treno notò delle colonne che sarebbero state perfette per il suo scopo. Inizialmente si pensava che queste fossero quelle della stazione dei treni di Forlì poichè erano state messe di fianco ad una tettoia, che era infatti quella della stazione di Forlì.
Decise quindi di acquistarle e da li probabilmente nacque l’equivoco per il quale si considera l’edificio ispirato ad una stazione ferroviaria. In realtà successivamente è stato accertato che le colonne erano quelle del Viale Della Libertà di Forlì e non della stazione. Curiosamente venne scoperta la provenienza in quanto furono riconosciute da un giornalista del Resto del Carlino di Forlì. Venne addirittura fatto un articolo sul giornale per dichiarare il ritrovamento delle note colonne forlinesi che erano state date per smarrite dopo la guerra.
La fama attuale della collezione si ha con l’arrivo delle Maserati a metà anni 90. Nel 1996 De Tomaso, all’epoca proprietario della parte storica di Maserati, per la precisione di 19 automobili, decise di imbarcarle per l’inghilterra al fine di venderle all’asta. Tale asta era organizzata dalla casa d’aste Brooks per il 2 dicembre 1996. Adolfo Orsi, nipote dell’omonimo Adolfo, proprietario della maserati dal 1937 al 1968, preoccupato dalla imminente possibilità di vedere evaporare il patrimonio storico italiano, lanciò l’allarme.
In diversi si misero quindi alla ricerca di qualcuno che potesse fare un’offerta per acquistare i beni oggetto d’asta. Francesco Stanguellini, noto titolare e costruttore di monoposto basate sull’elaborazione del motore Fiat 1100, interpellò l’amico Umberto Panini, al quale propose di acquistare le Maserati per salvarle dal possibile espatrio. Una volta accertata la validità delle macchine in questione, Umberto si prese del tempo per decidere se intraprendere o meno l’acquisto.
I racconti dicono che la notte prima della decisione sognò il fratello, morto qualche anno prima, che lo esortava a comprare queste macchine. Fece quindi una prima offerta, che non venne accettata, e successivamente una seconda più alta che andò a buon fine, formulate secondo una richiesta da parte dell’entourage legato a De Tomaso. Da li, le macchine che erano partite per l’Inghilterra, furono fermate in un deposito a Campo Galliano, in attesa di essere portate in via Corletto sud, dove è situata l’azienda agricola Hombre e dove sono attualmente nel loro spazio espositivo.
In seguito alla sistemazione della macchine, arrivò tutta la parte storica, quindi cerchi, telai,carrozzerie e pezzi di vario tipo. Grazie a tutte queste parti la famiglia Panini è anche riuscita a fare degli ottimi restauri di alcuni relitti pervenuti. Oggi fondamentalmente la collezione è conosciuta per le Maserati, ed anche a giusta ragione, visto che è la più importante collezione Maserati del mondo per numero di pezzi esposti.
Bellissimo è trovarsi di fronte ad alcuni pezzi unici come quelli del reparto corse. E’presente una Maserati 250F con trapiantato un motore 12 cilindri (era stata concepita a 6) che pare sia stato usato nelle prove del gran premio di Monaco da Fangio. La “Eldorado” Monza, progettata appositamente per correre sul circuito di Monza e guidata da Moss, unica Maserati di colorazione bianca invece che rossa per portare lo sponsor dei gelati Eldorado.
Sono presenti anche atre vetture non del tridente, come due Alfa Romeo, Spider e Sprint, una Mercedes 300SL, diverse auto americane, una Lancia Lambda ed una collezione di motociclette che ha un aneddoto tutto particolare.
La grande passione di Umberto Panini non erano le automobili, bensì le motociclette. Da operaio specializzato era arrivato anche ad essere collaudatore motociclistico. Noto per la sua passione e soprattutto per il suo amore nel collezionare moto, nella zona veniva spesso contattato da vedove, le quali avendo perso il marito, a sua volta collezionista, non sapevano cosa farne della collezione di moto del defunto.
Umberto, più volte recatosi a visionare diverse di queste collezioni, acquistava spesso gli esemplari di suo interesse che costituiscono buona parte delle motociclette esposte. In quello spazio colmo di storia ce ne sarebbero di cose da raccontare, di modelli che si portano dietro aneddoti particolari, di rarità da analizzare una per una.
Purtroppo significherebbe scrivere un libro e quindi ci fermiamo qui, sperando di avervi lasciato la voglia di scoprire con i vostri occhi questa singolare collezione. Abbiamo avuto l’opportunità di visitare un luogo dove convivono due eccellenze italiane, la produzione del Parmigiano Reggiano e le automobili. Chi cerca una cosa rimane colpito dall’altra.
Come ci dice Giovanni Panini al momento dei saluti: “chi viene qui per le mucche, rimane stupito per la presenza delle macchine e chi viene qui per le macchine, rimane stupito per la presenza delle mucche.”
Testo: Leonardo Stefani
Foto: Edoardo Mascalchi, Marco Dellisanti